Scheda Album:
Titolo Album: Random access memories
Artista: Daft Punk
Data di pubblicazione: 21 maggio 2013
Durata: 74 minuti e 13 secondi
Genere: Musica elettronica, Dance
Dischi: 1Tracce: 13
Produttore: Guy-Manuel de Homem-Christo, Thomas Bangalter
Etichetta: Columbia Records, Daft Life
Track List:
01 - Give Life Back to Music 4:34
02 - The Game of Love 5:21
03 - Giorgio by Moroder (feat. Giorgio Moroder) 9:04
04 - Within 3:48
05 - Instant Crush (feat. Julian Casablancas) 5:37
06 - Lose Yourself to Dance (feat. Pharrell Williams) 5:53
07 - Touch (feat. Paul Williams) 8:18
08 - Get Lucky (feat. Pharrell Williams) 6:07
09 - Beyond 4:50
10 - Motherboard 5:41
11 - Fragments of Time (feat. Todd Edwards) 4:39
12 - Doin' It Right (feat. Panda Bear) 4:11
13 - Contact (feat. DJ Falcon) 6:21
Recensione:
Quando è successo? Eravamo distratti? Non ce ne siamo accorti? Improvvisamente i Daft Punk sono diventati gli artisti più rilevanti del momento.
“Random access memories” è uno dei dischi più attesi dell’anno. Forse il più atteso dell’anno. Uscirà il 21 maggio - ma lo abbiamo ascoltato in anteprima. E preparatevi: è un viaggio sulle montagne russe della musica da ballare. Mentre la Electronic Dance Music va sempre di più verso suoni duri, plasticosi, sintetici (un po’ tamarri, direbbe qualcuno), i Daft Punk recuperano la dance suonata dalle persone e non dalle macchine, dando una bella lezione di stile all’ultima generazione di DJ superstar.
Attesa enorme, dicevamo. Giustificata? Sicuramente creata ad arte su una solida base.
I Daft Punk hammo sempre goduto di un consenso universale, fin dagli esordi di fine anni ’90. Il loro mix di dance classica ed elettronica moderna, il loro immaginario tecnologico, il fascino del “french touch”... E sono 8 anni che non pubblicano un album di canzoni. Aggiungete che in questo periodo c’è stato il boom mondiale della Electronic Dance Music, appunto.
Ma soprattutto aggiungete una campagna di comunicazione orchestrata maniacalmente nel dettaglio, con anticipazioni e anticipazioni della anticipazioni. Quando si dice “maniacalmente” non si esagera. Per dire: l’album che abbiamo ascoltato, è arrivato qualche giorno fa alla Sony, in un riproduttore appositamente modificato, rinchiuso in una valigetta blindata e lucchettata, i cui codici erano stati spediti a parte. Nessun CD, nessun MP3. Una liberatoria severissima che ci inibiva dallo scrivere/postare qualsiasi cosa ovunque (social network e profili personali compresi), fino alla data di oggi. Nessuna possibilità di “leak” di note e informazioni. In 15 anni di onorata carriera (si fa per dire) non ho mai visto un tale livello di sicurezza - di paranoia - per un album.
In tutto questo "masterplan", l’agognato arrivo del singolo “Get lucky” è stata la prima sorpresa: una canzone fighissima. Ma una canzone “normale”: sembra - almeno per la prima metà - uscita dall’epoca d’oro della disco. Poi, solo dopo un po’, parte il riconoscibilissimo “sound Daft punk”.
Un singolo perfetto per introdurre “Random access memories”: un album caldo, che rivisita 40 anni di musica da ballare, con un occhio alle origini, al periodo d’oro.
Basterebbe l’attacco di “Give life back to music”, con le chitarrine alla Nile Rodgers (che non c’è qua, ma in altri brani sì), su cui si innesta la voce robotizzata - vero marchio di fabbrica del duo. Una voce che però è ben lontana dall’auto-tune: una voce da robot umano, come dicono loro.
O basterebbero i ritmi rilassati di “The game of love”, che al secondo brano cambiano subito atmosfera. O la lunga “Giorgio by Moroder”, 9 minuti costruiti su un parlato del leggendario produttore, una suite che si fonde nella successiva “Within” - un giochino di montagne russe sonore riuscito e ripetuto anche in “Touch”, altra suite di 8’, questa volta con Pharrell Williams. In “Instant crush” i Daft Punk riescono persino nell’impresa di far sembrare fighe le tastierone alla Alan Parsons Project, con un Julian Casablancas irriconoscibile alla voce (ovviamente filtrata): sarà il secondo singolo, e c’è poco da stupirsi se sarà un altro successo. Ci sono giochi con il pop sincopato alla Steely Dan (e anche un po’ di Fleetwod Mac) di “Fragments of time”, cantata da Todd Edwards (già presente in “Discovery”). Ci sono nomi storici (Nile Rodgers e Moroder, dicevamo), ma anche nomi contemporanei (Panda Bear, DJ Falcon, Chilly Gonzales). Insomma c’è tutto quello che ci deve essere, e anche di più. E tutto è fatto (e suonato) benissimo.
Se il disco ha un problema, forse è la lunghezza: 13 canzoni, 75 minuti sono tanti, e diverse canzoni - soprattutto le suite o la versione completa di “Get lucky”, che su album arriva ai 6‘ - sono un po’ autoindulgenti. Ma di idee i Daft Punk devono averne accumulate in abbondanza, in 8 anni e si sente, eccome se si sente.
Rockol.it
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